Secondo la scrittrice americana Ann Handley, non c’è un solo modo per scrivere, così come non c’è un solo modo per fare l’arrosto, o per educare i propri figli. Ma tutte e tre le cose possono essere fatte in modo pessimo.
Qui sotto trovi le mie sei “S”: un vademecum di base di sei aggettivi tanto scontati da essere spesso ignorati Per rendere un testo bello da legggere, e scrivere un po’ meglio di come io sappia fare l’arrosto.
LE MIE 6 “S”
- Semplice: più un testo è semplice e diretto, più sarà chiaro e gradito da molti. Senza paroloni settoriali per pochi eletti che ci fanno sembrare seriosi, snob ed esclusivi. Oltre che incomprensibili.
- Succinto: se puoi arrivare al punto in 10 parole piuttosto che 100, opta sempre per la brevità. I muri di parole non piacciono a nessuno.
- Spaziato: un muro di parole non è reso tale solo dalla sua lunghezza, ma anche dalla mancanza di spazi. Gli spazi tra paragrafi fanno “respirare” il testo; lo rendono più chiaro, organizzato, e comprensibile.
- Snello: scrivere frasi brevi e coincise serve a dare un ritmo rapido e incalzante al testo. Senza lasciare il lettore senza fiato, o perderlo per strada.
- Specifico: nell’era in cui tutti fanno tutto, essere più specifici possibile aiuta a guadagnarsi un pubblico. Se hai una lavanderia, ad esempio, non limitarti a dire che lavi cappotti e stiri pantaloni; trova ciò che ti distingue. Ad esempio, che lavi i fazzoletti per i poveretti della città.
- Sincero: essere sinceri con chi ci legge è il primo passo per costruire un rapporto di fiducia. Scriviamo quello che sappiamo fare, riconoscendo i nostri limiti e i meriti altrui, senza gonfiare fatti, prodotti o notizie.
Hai qualche altra esse da suggerirmi?